28 marzo 2014
Il progetto Arte52 arriva al suo undicesimo appuntamento. Fortemente voluto dal Consorzio Turistico Sa Corona Arrùbia è, ormai da mesi, divenuto un’importante realtà culturale che trasforma il Museo del Territorio in centro di aggregazione culturale che da una parte mira a consolidare le peculiarità proprie della struttura museale, dall’altra vuole sensibilizzare ed educare all’arte stimolando l’interesse e la partecipazione attiva del pubblico. Il patrimonio artistico sardo diviene così strumento di valorizzazione per l’intera comunità attraverso la promozione delle risorse di creatività e di iniziativa.
L’inaugurazione della personale “Fogli di luce incisa” si terrà venerdì 28 marzo alle ore 17 presso il Museo Naturalistico del Territorio “ G. Pusceddu”, l’esposizionesi potrà visitare fino al 27 aprile 2014. Per l’occasione è prevista anche una perfomance con sculture di luce accompagnate dalla musica elettronica del gruppo KRIORBS ed il finissage della mostra di Sergio Bolgeri con la presenza dell’ottantenne artista algherese, la lettura delle sue poesie e il commento del critico d’arte Neria di Giovanni.
La ricerca di Gianni Atzeni, nato a Cagliari nel 1947, costantemente volta alla scoperta e alla sperimentazione di nuovi materiali, tiene sempre viva la più profonda delle sue aspirazioni: riuscire a catturare la luce. Egli vi riesce con la forza del torchio improntando la sua ricerca più raffinata alle tecniche incisorie. Questo linguaggio lo avvicina sovente all’universo sonoro della musica e della natura. Ecco quindi affiorare sulle carte capricciosi arabeschi come boccioli mossi dal vento, farfalle danzanti su paesaggi dell’anima e squarci di testo che omaggiano la parola, anch’essa, come la musica, portatrice di messaggi universali. Ama realizzare a mano libri d’artista, arazzi cartacei e, da ultimo, si esibisce in curiose performances con giochi di luce, chiamate “KRIORBS”, progetto studiato con i compositori di musica elettronica Roberto Zanata e Marco Ferrazza.
Biografia Gianni Atzeni (Cagliari 1947)
Figlio d’arte – suo padre era artigiano mastr’e linna con bottega nel capoluogo isolano – avvia il suo percorso artistico nella metà degli anni Settanta, quando il forte interesse per le arti visive lo spinge ad approfondire i vari aspetti propri della pratica pittorica e della grafica originale. Dopo essersi impadronito della materia incisoria, attraverso numerosi corsi e stages, adotta un torchio calcografico e apre un suo atelier di stampa, il PoliartStudio, sotto la Torre dell’Elefante nello storico quartiere di Castello, a Cagliari. Negli anni Ottanta si lega a una delle esperienze artistiche più significative che la Sardegna abbia conosciuto: la rivista “Thélema”, ideata da Luigi Mazzarelli. Gianni Atzeni prende parte a tutte le fasi di realizzazione del progetto. Ogni momento libero lo passa in redazione, per lavorare non solo alla tiratura e rilegatura dei volumi ma realizzando centinaia di monotipi e stampe originali da allegare alle copie, come nella tradizione di questo storico periodico, andato in stampa e distribuito fino al 1983. Negli stessi anni inizia a sperimentare le tecniche incisorie più svariate (maniera sale, maniera Vim in polvere, collografie e carborundum sui generis), per proseguire negli anni Novanta con la realizzazione di opere in grande formato, mantenendo sempre i suoi orizzonti nell’informale polimaterico, con una particolare attenzione per la libertà del segno. Segue, dunque, una nuova produzione seriale di stampe originali basate sull’impiego di nuovi metalli al posto delle usuali matrici in rame o zinco: il ferro. La sua attività incessante artistica, gli ha permesso di esporre in numerose personali e collettive, in Italia e all’estero, e di avviare un suo programma di attività didattiche attraverso seminari teorico-tecnici sia nel suo studio sia nelle aule dell’Università di Cagliari, su richiesta della Prof.ssa Maria Grazia Scano Naitza. Offre la sua esperienza, maturata nel settore calcografico, per guidare adulti e ragazzi interessati a scoprire come si stampa con i sistemi precedenti l’era digitale. Ama realizzare a mano libri d’artista, arazzi cartacei e, da ultimo, si esibisce in curiose performances con giochi di luce, chiamate “KRIORBS”, progetto studiato con i compositori di musica elettronica Roberto Zanata e Marco Ferrazza. Con l’associazione FogliVolanti organizza laboratori creativi per ragazzi in tutta la Sardegna.
Giorgia Atzeni
Testo critico su Gianni Atzeni di Efisio Carbone e Giorgia Atzeni “Fogli di luce incisa”
L’incisione è una delle espressioni contemporanee più care alla nostra terra. Il Novecento si aprì, infatti, con la produzione grafica di Biasi, primo artista sardo che respirò realmente l’aria del proprio tempo. A lui seguirono altri maestri che diedero alla stampa d’autore un notevole slancio: Ballero, Melis Marini, Ciusa, Figari e ancora Delitala, Dessy, Floris, Branca. Sicurezza tecnica, originalità, tematiche perlopiù aderenti al mondo sardo agro-pastorale, contribuirono a dar fama internazionale alla produzione incisoria isolana. Sulla scia di questi grandi maestri, anche le successive generazioni di artisti tennero alta la qualità della produzione grafica contemporanea mantenendo vivo e inalterato quello spirito di ricerca e di rigore. Paola Dessy, Francesco Tanda, Gaetano Pinna, Gaetano Brundu, Primo Pantoli, Franco Caruso e Tonino Casula, in linea con le tendenze internazionali, sperimentarono nuovi materiali e nuove tecniche incisorie. Non più soltanto xilografia e calcografia ma anche uso di nuovi materiali più vicini alle esigenze espressive, come le tecniche serigrafiche avanguardistiche prossime al mondo della comunicazione di massa. Il nuovo secolo ha portato con sé una ritrovata attenzione per la stampa d’autore traghettata dai torchi di artisti coraggiosi che proseguono il loro lavoro di ricerca mettendolo generosamente a disposizione delle nuove generazioni, nella speranza che la difficile arte della grafica non si disperda con tutta la sua preziosa eredità. Tra questi pochi e straordinari autori riconosciamo Gianni Atzeni che, per dirla con Vasari, si è messo a studiare le cose dell’alchimia provando, come il Parmigianino, a congelare il mercurio. Ma Vasari non aveva inteso fino in fondo quanto fosse impegnativo e sacrificante dedicarsi all’incisione, arte non per tutti dal valore, per chi vi si dedica, quasi iniziatico. I legami alchemici misteriosi, che per eccessiva sperimentazione accorciarono, probabilmente, la vita di Parmigianino, si traducono per il Nostro in quelli tra natura e immaginazione così come intesi dal grande Debussy quando componendo inchiostrava i suoi pentagrammi. La ricerca di Gianni Atzeni, costantemente volta alla scoperta e alla sperimentazione di nuovi materiali, tiene sempre viva la più profonda delle sue aspirazioni: riuscire a catturare la luce. Egli vi riesce con la forza del torchio improntando la sua ricerca più raffinata alle tecniche incisorie; ormai padrone dell’antica arte grafica, Atzeni coglie dalla poetica informale nuovi materiali piegandoli alle più ricercate esigenze espressive senza dimenticare la lezione degli antichi maestri del XVI e XVII secolo e il loro modo di trattare il chiaro e lo scuro. La sottile linea analitica della sua produzione indaga un mondo al confine tra il figurativo e l’aniconico che è rappresentazione dell’immaginario; spazio “altro”, così lo chiamava Emilio Vedova, che si trova oltre la pura superficie. Questo linguaggio lo avvicina sovente all’universo sonoro della musica e della natura. Ecco quindi affiorare sulle carte capricciosi arabeschi come boccioli mossi dal vento, farfalle danzanti su paesaggi dell’anima e squarci di testo che omaggiano la parola, anch’essa, come la musica, portatrice di messaggi universali. Dentro le sue opere il tempo si scioglie in ritmi e piani differenti; in alcuni pezzi le chiose si sottraggono alla struttura principale per chiarire, a margine dell’opera, particolari passi espressivi, quasi come fossero finestre sottratte all’era digitale. Anche la materia, se pur presentata come riflesso di se stessa, conserva forze e leggerezze e le asseconda o le contraddice affermando l’esistenza di un luogo fantastico. L’impianto compositivo delle serie è costituito, salvo eccezioni, da robusti sistemi accordali di matrici incise a maniera nera che accolgono delicati fili di raffia portatori di luce e di segno. Gli inchiostri svaporano in tonalità sempre differenti contribuendo a rendere i lavori unici e non seriali. Questi giardini incantati, animati da un chiarore lunare, si offrono come luoghi per evadere dal mondo ma, come dice Goethe, per trovare, nel contempo, il legame più sicuro con esso. Catturare la luce, dicevamo. Gianni Atzeni attualmente ha trovato un nuovo luogo nel quale sperimentare le infinite possibilità dell’irradiazione luminosa: l’arte performativa. Sottratta all’arte cinetica la sua capacità di rappresentazione del divenire, egli si sostituisce al motore della macchina per dare alla performance un respiro più vicino all’happening e al suo carattere improvvisatorio. A questo si aggiunga un elemento fondamentale: la musica composta dal vivo. Nasce così il progetto Kriorbs (insieme ai musicisti Roberto Zanata e Marco Ferrazza). Le immagini diafane, simili a frattali che cercano nella fisica la loro ispirazione, sono pura sostanza di luce danzante in dialogo costante con la traccia sonora continuamente variata. Suono e immagine si influenzano vicendevolmente nello scorrere continuo di una partitura senza limiti di battute. “Mi tuffo nelle mie riflessioni e volo al di sopra del mondo” diceva Marc Chagall. A noi sembra che Gianni Atzeni lo segua mentre la notte si congeda dedicando un pensiero alla luna solinga, eterna peregrina. Lei, quella grande e tonda matrice su cui si è steso un foglio di luce incisa.
Efisio Carbone
© GalMarmilla