05 aprile 2014
Dopo l'incontro con Fabio Volo, Liberos e il Museo Naturalistico Sa Corona Arrubia organizzano un evento con un autore, stavolta sardo, che parla, seppur trapiantato a Nizza, della sua terra natia e del suo cuore: la Barbagia.
Durante l'evento sarà possibile acquistare e far autografare la propria copia dall'autore presso il banchetto della Piccola libreria "Sa Tellaja".
La storia. Emilio Corona e Pasquale Cosseddu si ritrovano loro malgrado compagni di banco al liceo Asuni di Nuoro. Emilio è un adolescente costretto dagli affari del padre, facoltoso costruttore, a lasciare l’amata Oristano della sua pubertà e trapiantarsi nel capoluogo barbaricino, da subito vissuto con tutta l’estraneità e la paura di un profugo. Pasquale è a sua volta un esiliato, ma in terra natia, è quello che a scuola chiamano “la Fogna” e, come tale, è schivato da tutti ed escluso dalla liturgia dei bar del centro e delle festicciole che consacra l’adolescenza.
Le solitudini pure e maledette di Emilio e Pasquale si incontrano in un crescendo lieve, imprevedibile, e risuonano l’una nell’altra nel silenzio dei boschi, in giornate intere tra gli alberi, sino a che la parola “amicizia” possa essere pronunciata. E, da quel punto in poi, l’amore dell’amicizia li legherà per sempre, anche quando dovranno separarsi o vorranno negarla.
Il silenzio e la purezza. La voce narrante del romanzo è quella di Emilio, perché Cosseddu non avrebbe mai potuto raccontare la loro storia se non smuovendo le fronde di un ginepro o urlare al vento, incompreso.
Capitolo dopo capitolo, la purezza enigmatica di questa amicizia è violata dal conformismo, dalla codardia, dalla pigrizia, è insozzata dalla paura e dall’inerzia con cui, soprattutto Emilio, si ripiegherà miseramente nel copione della propria esistenza autografato dall’imminente padre sin dalla sua nascita. Anche Pasquale, però, parla. Parla attraverso i fatti: gesti minuscoli, silenzi siderali e azioni imprevedibili. Pasquale incentra e disperde la sua esistenza segnata attraverso la celebrazione quasi folle della purezza dell’unico sentimento vero che forgerà l’autenticità di entrambi e rimarrà, immutato e immenso, iscritto nel romanzo come un’inestimabile eredità.
Alessandro De Roma, ci regala questa ricchezza grandissima e commuovente con l’umiltà e la passione che solo un grande scrittore potrebbe trasmettere. La storia è perfetta per Nuoro, per Oristano, per la Sardegna e per ogni luogo possibile e immaginabile. Così, lo scenario dell’Isola non è, come a volte accade nella scrittura dei sardi, quello di un luogo sospeso in una qualche lontanissima dimensione etnografica, è una rappresentazione universale, limpida, elegante e perfetta del planisfero emozionale umano. Un mondo dove, a volte, scambiamo la purezza dell’amore per una maledizione.
Fonte: http://enricomariasecci.blog.tiscali.it/2014/02/18/la-mia-maledizione-il-nuovo-romanzo-di-alessandro-de-roma/?doing_wp_cron
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