23 giugno 2013
da Nuovo Cammino n°12-2013 del 23 Giugno 2013 di Arcangelo Cau
Produttori di pasta e di vini di diversi territori dell’Isola si confrontano e, forse, si collegano per fare filiera alimentare Domenica 9 giugno 2013 a Siddi si è svolta la manifestazione “Pasta e bò”, la prima giornata sarda della pasta.
In collaborazione con il comune di Siddi e con il Gal Marmilla, l’evento è stato organizzato dallo chef Roberto Petza, che ha messo a disposizione degli allievi il suo ristorante S’Apposentu di Siddi, e dalla Fondazione Accademia Casa Puddu. Protagonista della giornata quel mondo intraprendente di piccoli produttori che, elaborando con sapiente maestria gli ingredienti naturali, continuano a valorizzare il sapere antico della cultura sarda, trasformando il grano duro di Sardegna in tanti tipi di pasta dalle forme più fantasiose e variegate per continuare a tramandare nel tempo i sapori più genuini. Oltre alle due associazioni di Siddi, Is Marraconis fibaus e Demetra che preparano talluzzas, marraconis fibaus e malloreddus, erano presenti Roberta Porru con le lorighittas di Morgongiori, Sa fregua di Gonnoscodina, Is coriccheddos di Lunamatrona, Sinis Agricola, l’azienda agricola Stefano Curreli, la Cooperativa Madonna d’Itria di Villamar,i pastifici Porta, Luxoro e Araj e La filiera del grano duro coltivato e trasformato in Sardegna. A completare il quadro erano presenti una decina di cantine in rappresentanza dei diversi territori dell’isola tra cui Lilliu di Ussaramanna, La cantina Ledda, Alberto Loi di Cardedu, Santu Teru di Nurallao, 6Mura di Giba, Siddùra di Luogosanto, Gabbas di Nuoro, Argiolas di Serdiana famosa nel mondo per il Turriga, Contini di Oristano, solo per citarne alcune. In bella mostra anche i dolci di Sapori Antichi di Maria Pietrina e Sandra e la verdura biologica di Ignazio e Giampiero Frau, tutti di Siddi. “Vogliamo collegare e far dialogare le realtà sarde che operano nel settore – ha spiegato Roberto Petza - e crediamo che il modo ideale sia quello di privilegiare azioni di promozione culturale, intesa come vera e propria conoscenza della filiera che porta al prodotto finale. Il grano duro è una delle materie prime che fanno parte della grande tradizione della nostra isola e attraverso la pasta della Sardegna abbiamo l’occasione di incoraggiare e sostenere una particolare valorizzazione del territorio che permetta di riappropriarsi della propria identità”. Seguendo questa filosofia dello chef Petza, a cui è stata assegnata da poco la seconda stella Michelin, anche Roberta Pantano, che ha lasciato Genova e il suo avviato centro di bellezza per rifugiarsi nella tranquillità di Siddi, ha cominciato a coltivare il grano duro, assaporando i vantaggi dei ritmi lenti della natura e mettendo a disposizione le sue competenze manageriali. Forse l’idea non è proprio sbagliata se è vero che oggi la riscoperta della pasta artigianale sarda, l’idea progetto di creare una filiera riconosciuta del grano duro coltivato e trasformato in Sardegna, sta assumendo la consapevolezza di un movimento sempre più in crescita a dispetto della crisi e della globalizzazione dell’agroalimentare. È importante però che le persone che si affacciano in questo settore facciano della collaborazione e dello scambio di idee il manifesto della propria attività, senza cadere nella trappola delle polemiche e delle gelosie. Un mercato anche di nicchia richiede quantità di prodotti capaci di soddisfare una vasta clientela, e non solo la sagra di un giorno.
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